Il mio talk all’Italian Agile Day 2014

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Ultimo giorno del 2014, ultimo giorno valido per scrivere “quest’anno” 🙂
L’ultima edizione di Italian Agile day si è svolta ad Ancona a compimento di una serie di mini-agile day itineranti. Nella doppia veste di speaker e partecipante, la due giorni anconetina di quest’anno ha visto un venerdì e un sabato di talk e workshop.

Qualche anno di esperienza in team agile molto diversi fra loro e la voglia di condividere qualche “good practices” che credo possano funzionare (e nota bene, non “best”), sono stati la molla che mi ha spinto a preparare il talk che ho tenuto sabato mattina, dal titolo “E il tuo Scrum funziona?” con particolare enfasi sull’aggettivo “tuo”, per ribadire  il fatto che non esiste una ricetta per implementare Scrum ma al contrario siamo noi che dobbiamo plasmarlo e adeguarlo alle nostre particolarità, sia di team che di contesto.

Riassumendo l’evento in poche parole: Workshop di valore, talks interessanti e una buona location.

A questi link trovate le mie slide ed i video degli altri interventi.

Ciao WhyMCA!

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Un periodo si è concluso. WhyMCA è stato qualcosa che mi ha accompagnato per gli ultimi 5 anni, parlallelamente alla mia crescita professionale, personale. WhyMCA mi ha fatto conoscere tanta gente, ha creato relazioni professionali, amicizie, contatti. Qualche settimana fa lo abbiamo mandato in pensione, almeno per come l’abbiamo conosciuto in questi anni (format frontale con conference, hackathon e happyhour).
L’evoluzione del progetto passerà per le nostre personali priorità, le esperienze che stiamo facendo all’estero e sarà, per forza di cose, legata a come evolverà il mondo delle conferenze da qui ai prossimi cinque anni.
Dal canto nostro continueremo comunque a condividere tramite i canali social del progetto gli eventi più o meno importanti del panorama italiano e internazionale.

Ciao WhyMCA, è stato bello. Alla prossima!

Developers italiani e la nuova legione straniera

In visita da Shazam con Marco Cedaro

In visita da Shazam con Marco Cedaro

Opportunità
Mai come oggi gli sviluppatori software sono considerati la gallina dalle uova d’oro dai recruiters di mezzo mondo. In Europa il luogo in cui tutto ciò si amplifica è Londra.

Sarà banale, ma il chiodo fisso di questi giorni, dopo un breve viaggio nella capitale inglese grazie al quale ho avuto modo di tastare il terreno e parlare con alcuni tra i migliori professionisti italiani che si sono trasferiti a Londra, è il concetto di opportunità.

Disclaimer: non amo fare l’esterofilo a tutti i costi e qui riporterò solo dati oggettivi e testimonianze raccolte durante il nostro viaggio.
Al Pub con Giordano Scalzo

Al Pub con Giordano Scalzo

I racconti
Impressioni, storie quotidiane, episodi sul lavoro e spaccati di vita vissuta da coloro che abbiamo incontrato convergono tutti verso alcuni punti saldi:
  • mobilità professionale e meritocrazia (là il tuo manager potrebbe avere la tua età, se non essere più giovane di te)
  • gli italiani lavorano bene e mediamente meglio degli altri (spesso hanno una visione globale del progetto e riescono a affrontare  aspetti che esulano dalle loro competenze, forse grazie alla famosa arte dell’arrangiarsi)
  • gli italiani sono abituati a lavorare più degli altri (in termini di ore)
  • è comune il fatto di sentirsi ripagato equamente per le competenze che porti in azienda, e non solo economicamente (vedi il primo punto)
  • offerte, offerte, offerte e ancora offerte. Se sei un dev, hai il coltello dalla parte del manico.
Lavorare in un contesto che evidentemente non opprime chi genera valore e riesce a remunerare (bene!) e valorizzare la professionalità delle persone è ciò di cui tutti avremmo bisogno.

La scuola
Buoni i feedback da chi ha avuto a che fare con la ricerca della scuola per i figli: internazionali o inglesi, nella maggior parte dei casi quelle pubbliche garantiscono buoni standard di qualità, sia d’insegnamento che di attività extra scolastiche.
Per chi se le può permettere ci sono poi quelle private, bellissime, organizzatissime e costosissime.
Certo, non è tutto oro quel che luccica: nella migliore delle ipotesi dovrete girare per settimane a cercare e selezionare la scuola più adatta ai vostri figli, sempre che non vi vogliate affidare ad un’agenzia dedicata.
A casa di Cristiano Rastelli

A casa di Cristiano Rastelli

Gli stipendi
Senza scendere nei dettagli, dall’idea che mi son fatto un bravo sviluppatore (di qualsiasi cosa) può vendersi tranquillamente come contractor dai 350 Pound lordi al giorno in su (circa da 420 € in su, con un regime fiscale molto più accettabile) mentre un permanent mediamente va dai 45/50k Pound iniziali in poi.
Se hai già qualche anno di esperienza all’estero e ti vendi bene arrivi anche a cifre sensibilmente più alte. Molto dipende se ti vengono proposte quote societarie o altre formule simili e in che misura.
Spesso in queste realtà si può contare anche su un pacchetto di benefit che ti aiutano a vivere più serenamente.

Mito da sfatare
: il costo della vita. Non è vero che “prendi il triplo però spendi il triplo”.
Il vero punto dolente è la casa.  Gli standard non sono quelli a cui mediamente siamo abituati: ci si deve accontentare di meno spazio, in case un po’ “meno belle” e spendendo qualcosa in più.
Ovviamente dimenticatevi della macchina (e relativi costi): con un abbonamento ai mezzi pubblici non avrete più bisogno di altro. Il resto è in linea con i costi delle città italiane.

Conti alla mano, in una città Italiana (se magari hai anche famiglia) economicamente te la passi peggio.
Una birra con Nicholas Valbusa

Una birra con Nicholas Valbusa

Quindi, cosa avete da fare oggi?

Sia che vogliate fare un’esperienza da permanent o contractor (più o meno l’equivalente del nostri contratti a tempo in/determinato e freelance) prendete il vostro profilo Linkedin, scrivete che siete sviluppatori (oggi i trends pare siano iOS, Android e front end) e spostate la posizione a Londra. Se volete andare sul classico mettete Java o cose appetibili al mondo bancario.
State sicuri che passerete da una a due ore al giorno a rispondere a offerte di lavoro e a recruiters!

Ringrazio Paolo, compagno di viaggio e di avventure in WhyMCA, e  Giordano, Marco, Cristiano, Nicholas, Daniele, Alberto e Andrea per avermi direttamente e indirettamente dato un sacco di informazioni utili.

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Pizza Express in compagnia

Pizza Express in compagnia

Ps. Ho parlato di Londra solo perché ci sono appena stato, ma con le dovute proporzioni potremmo fare discorsi simili anche per città come Berlino, Dublino e altre realtà.

Barcellona: tre giorni al Mobile World Congress 2013

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La scorsa settimana si è svolta l’edizione 2013 del Mobile World Congress, la più importante fiera al mondo sulla telefonia mobile, manifestazione che man mano si sta aprendo a tutto l’ecosistema e alle tematiche di frontiera che vanno dalle smart cities alle automobili “intelligenti”.
Barcellona, città ospita l’evento oramai da parecchio tempo, quest’anno ci ha riservato qualche cambiamento: una nuova sede nella fiera della città catalana, Fira Gran Via, più grande, più moderna e forse più dispersiva.
Oltre duemila espositori da tutto il mondo hanno intrattenuto per quattro giorni i circa 70 mila visitatori stimati dall’organizzazione. Noi ci siamo stati e le impressioni sono state ottime sin dal nostro arrivo. Dalla consegna del badge presso il terminal dell’aeroporto, ai trasporti inclusi per tutta la città, ai servizi all’interno della fiera.
Fra gli espositori presenti operatori di telefonia mobile, produttori di hardware e software, automobili e tecnologia per i più svariati settori. Un padiglione dedicato alle rappresentanze delle varie nazioni, dove i singoli stati hanno messo in mostra il meglio della propria tecnologia, servizi e capacità di innovare. Prima nota negativa (almeno per noi italiani): nonostante la presenza di alcune piccole realtà fra gli espositori e del potenziale che abbiamo nel nostro paese,  mancava appunto uno stand “Italia”. Difficile capire il perché, anche se possiamo accontentarci della spiegazione più semplice: l’incapacità di fare sistema, la miopia di chi in Italia dovrebbe occuparsi di creare un network di queste realtà per presentarle tutte assieme, unite su un fronte unico, all’estero. Così non abbiamo potuto far altro che accontentarci di ammirare quelli di Germania, Francia, Irlanda, Inghilterra, ma anche del Marocco, Romania e Lituania…

Un’edizione a detta di tutti forse un po’ sottotono. Alcuni dei “big” non erano presenti fra gli stand: solo per citarne alcuni Microsoft, Rim e Google che hanno scelto di essere presenti in modo diverso, chi noleggiando spazi in hotel all’esterno della fiera, chi organizzando eventi “collaterali”. Strategie diverse, che puntano a far vivere un’esperienza particolare al visitatore o forse, in alcuni casi, a contenere i costi. Degno di nota il Blackberry Z10, il nuovo smartphone con cui Rim tenterà la rimonta nei confronti degli “avversari”. Abbiamo avuto modo di provarlo e nonostante i diffusi pregiudizi sulla precaria maturità del sistema operativo ci ha lasciato piacevolmente sorpresi.

Fra i temi caldi di quest’anno particolare attenzione da parte degli operatori è stata data alla connettività (LTE/4g), all’hardware – in particolare   processori e apparati per le telecomunicazioni – e alle soluzioni innovative di pagamento che semplificano il processo sia a chi vende che a chi acquista. Molto sentita la tematica NFC (Near Field Communication), tecnologia che sta prendendo piede ma che ancora non decolla. Presenti diversi vendor a mostrarne le possibili applicazioni, dai pagamenti di piccole somme alle azioni quotidiane, come l’apertura della serratura di una porta avvicinando semplicemente lo smartphone. Nota interessante: la tecnologia NFC è stata utilizzata per la prima volta anche dal MWC per permettere ai visitatori di accedere alla fiera col proprio telefonino.

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Più di uno stand dedicato al tema delle smart cities, le città “intelligenti” del futuro, l’internet of things, degli oggetti connessi in rete e dell’immancabile domotica. Presenti anche Ford e Chevriolet, produttori di automobili che in un futuro non troppo remoto (in verità già da adesso su alcuni modelli) permetteranno agli sviluppatori di interagire con l’autovettura e con le informazioni raccolte dai principali sensori. Tra gli stand più importanti meritano una citazione per dimensioni e “impressione scenica” quelli di Nokia (con tanto di area lunch e area relax) e Samsung, seguiti da Lg e Htc. In bella mostra smartphone, tablet, televisori, lettori di varia natura. Caricatori a induzione per standardizzare la ricarica ed eliminare i cavi, applicazioni e protocolli proprietari con lo scopo di creare un ecosistema “all inclusive” ma chiuso (es. una suite di collaboration per l’ufficio ben fatta su tecnologia proprietaria di Lg). Nokia col modello di punta, il Lumia 920 e tutte le fasce minori. Htc col nuovo “One”. Samsung con gli innumerevoli modelli di smartphone, tablet e televisori.

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Un’area dedicata alla stampa, workshop e tavole rotonde. Un padiglione intero dedicato al mondo della applicazioni: l’App Planet di questa edizione ha riservato alcune grandi anteprime, come l’attesissimo sistema operativo di Ubuntu per smartphone e dispositivi mobili, il sistema operativo di Firefox, e decine e decine di produttori di applicazioni di vario genere, più o meno innovative.
Degni di nota un ottimo mix di gamification, realtà aumentata e internet of things: una sfera di plastica comandabile da tablet che al tempo stesso crea sullo schermo del device un campo da gioco e infine una curiosa soluzione per impermeabilizzare smartphone e dispositivi di vario tipo.

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Eventi come questo non si fanno mancare nulla. Ecco che la sera del martedì ci mettiamo in fila per l’evento di Google: l’Android party al Razzmatazz di Barcellona, uno dei locali più famosi della città. Serata a tema con animazione e stanze a tema (vi dico solo che i camerieri indossavano un fac simile dei Google Glasses, roba da super nerd!). La seconda sera invece siamo andati al party organizzato dal WIP – wireless industry partnership – un aggregatore di community di sviluppatori (e molto altro). Una serata perfetta per espandere il proprio network di conoscenze, dove fra una birra e l’altra ti può capitare di parlare con uno sviluppatore di Mozilla, un manager di una grossa società o semplicemente un connazionale col quale potrai, magari, collaborare in Italia.

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Durante la giornata di giovedì, l’ultima, siamo stati al WIPJam, un hackathon all’interno di un contesto che prevedeva workshop e iniziative di contorno. Per la cronaca, anche se particolarmente provati dalla serata precedente, due di noi hanno partecipato ricevendo una menzione nella categoria Intel.

Per concludere, una bella esperienza che consiglio a tutti. Un fiume di gente proveniente da tutto il mondo che da vita ad un’atmosfera internazionale particolare: un ottimo ambiente per fare networking.

Brescia: se hai una Porsche imprechi e ti fermano i vigili

In questo post non parlerò di macchine, di forze dell’ordine o degli scopi nobili del car sharing  ma di come non si comunica un messaggio. Ne avevo già parlato su Facebook qualche tempo fa ma ho pensato che l’argomento meritasse ben più gloria.
Non sono un esperto di comunicazione e non userò tecnicismi ne gerghi del settore ma sentivo un irrefrenabile bisogno di scriverlo, per lasciarne traccia ai posteri.
Io ci ho provato, davvero. Mi sono sforzato, ma non ce l’ho fatta. Non ho capito. Qual’è il senso di uscire con un video del genere? Davvero chi l’ha prodotto pensa che sia un buon video promozionale?

Contesto: promozione dell’uso del car sharing a Brescia. Sito istituzionale, comunicazione cartacea, pubblicità multicanale, patrocinio di comune, ministero e un sacco di altre cose importanti. Tutto in regola. Mi aspetto anche un discreto budget per la comunicazione e un risultato in linea con queste premesse.
Capito per caso sul sito del Car Sharing Brescia e mi imbatto nel video incriminato (questo è il link diretto a Youtube, se mai a qualcuno venisse la brillante idea di toglierlo dal sito).
Ora, facciamo una cosa. Guardatelo. Quando l’avete visto e vi siete fatti un’idea, continuate a leggere .

Quello che vedo io da spettatore:

  • Musica di sottofondo totalmente fuori contesto: il car sharing è relax, risparmio e praticità e dovrebbe comunicare un senso serenità. Nel nostro video invece hanno ben  pensato di usare una via di mezzo fra una scena d’azione di Mac Guiver e lo spot dell’alfa 33
  • la voce: mi ricorda tanto quella delle pubblicità anni 80 dei mobilifici sulle tv locali
  • il messaggio: se non usi il car sharing hai una macchina grossa, inquinante e sei un pazzo nevrotico che si ferma inutilmente a lato della strada. Imprechi e dai pugni sul volante perchè la ztl è attiva (btw, non lo sapevi? è lì da anni quel semaforo) e, ciliegina sulla torta, vieni sicuramente fermato dai vigili. Se invece usi una macchina del car sharing puoi “guidare dove vuoi” come dice la voce (massì, passiamo sulle aiuole di piazza Duomo per parcheggiare vicino al nostro bar preferito) con un paio di guanti sportivi (perché vai più veloce, immagino).

Domande per le quali non esiste una risposta apparente:

  • Perché la signora guida con guanti sportivi e se li toglie dopo aver parcheggiato?
  • Perché chi guida una macchina del car sharing è un pilota sportivo?
  • Perché se non guidi una macchina del car sharing sei un pazzo nevrotico, imprechi, batti i pugni sul volante e sembri il cattivo sfigato dei film?
  • Perché se vieni fermato dai vigili sembri uno che ha perso all’ultimo quadro di super mario bros quando vieni colpito di striscio dalla palla di fuoco del drago?

A quel punto non vi nascondo che verso la fine del video mi sarei aspettato una comparsata del baffo da Crema, magari vestito da vigile, che ci avrebbe allegramente svelato che si trattava di uno scherzo. Purtroppo non è stato così.

Io non mi capacito di come un’agenzia di comunicazione, nel 2012, possa produrre un video del genere. Non mi capacito di come un responsabile della comunicazione di una società che promuove un progetto patrocinato dalle istituzioni e con un impatto su migliaia di persone possa autorizzare la pubblicazione di un video del genere.
Mi fermo qui, con qualche domanda. Indipendentemente dalle critiche,  secondo voi questo video ha sortito l’effetto voluto? Fa capire realmente cos’è il car sharing, a cosa serve e perché è conveniente usarlo? Invoglia la gente ad abbonarsi?

Mio cugino sarebbe un ottimo Social Media Manager

L’altra sera passavo di fronte ad un bar. Nuovo, luccicante, posizione ottima. Ma vuoto.  Ci passo di frequente e spesso lo vedo così, deserto, anche nei fine settimana.

Un po’ come quel portale, tecnicamente perfetto, graficamente invidiabile ma che a pochi mesi dal lancio, senza la giusta campagna social e contenuti di qualità, vanta giusto le persone che ci finiscono per sbaglio. Pensandoci bene, il lavoro del barista è quello dell’intrattenitore, del compagno dopo la partita, dell’amico. Il barista non fa caffè, birre e aperitivi. A far quello son buoni tutti. Il vero barista crea relazioni. E si assicura il locale pieno.

Negli ultimi anni mio cugino prende in gestione tre locali e li porta all’apice del loro successo, da tristemente vuoti a pieni di gente. Via il gestore, il locale è finito. E si ricomincia.
Lui, che ha più padronanza con birre alla spina che con la Rete, ha creato una campagna senza adwords e social network. Scambia, comunica, lega, crea relazioni. Promuove il suo brand con spritz abbondanti e un amichevole saluto di circostanza. Controlla la sua real-reputation assicurandosi che “l’utente” ritorni, senza lasciare cookie in giro.

Ebbene, lui non lo sa ma mio cugino sarebbe un ottimo Social Media Manager.

Una settimana, quattro eventi e poche ore dormite

Settimane ricche di eventi quelle appena passate. Ecco un breve riassunto di dove sono stato, perché ci sono stato e qualche considerazione personale.

Un po’ per prossimità(geografica) e un po’ per curiosità la scorso venerdì 11 Novembre ho pensato bene di partecipare al Congresso Summit 2011, la seconda edizione di un evento sull’innovazione dell’ICT in azienda organizzato dall’Associazione Industriali Bresciani e dal CSMT , un centro di innovazione incubato all’interno dell’università degli studi di Brescia. Scrivo questo post per parlare delle cose che più mi hanno colpito, in negativo.
Dopo i saluti di rito e l’apertura con gli interessanti interventi di Marco Perona e Alessandro Perego, il moderatore si affretta a comunicare qualcosa suggeritogli frettolosamente da dietro le quinte. Mi immagino la scena: “Psss dì che c’è anche… quella cosa lì… Twitter” . “Signori, scusate mi dicono che c’è anche un *forum di Twitter* che si chiama summitbs”. “Cominciamo bene” Penso fra me e me.. L’hashtag, questo sconosciuto. Proprio in quel momento stavo inserendo login e password della wifi dell’evento. Login unica per tutti, ricevo un non ben definito errore di “Wifi duplicato”. Mah. Non indaghiamo, riabilito il 3G.

Questi i temi della giornata: Mobile Business, Internet delle cose, Cloud & Web Security e Tavola rotonda con gli imprenditori. Tolto il primo intervento, i talk della sezione Mobile Business mi hanno proprio deluso: interventi piatti, liste di concetti o di cose fatte, che non catalizzano l’attenzione, con poco valore aggiunto e che potevano essere letti da casa, nelle sezioni “cosa facciamo” del sito dell’azienda.
Intanto su Twitter, con l’hashtag #summitbs, una decina di temerari sfidavano la sala facendo da amplificatore , in positivo e in negativo, a quanto detto dagli speaker.
Metto da parte il mio punto di vista notoriamente sbilanciato verso eventi fatti e partecipati da addetti ai lavori e mi rendo conto che, d’altronde, quello era il target: interventi focalizzati sui processi aziendali, com’era giusto che fosse, dato il posto in cui eravamo e il target dell’evento. Nulla in contrario, ci mancherebbe, ma quando mi sento portare come màximo esempio “la migrazione da Lotus a Exchange” .. oppure dopo che si è parlato tutta mattina di dematerializzazione, un “potete stampare le slide”.. Beh..
Denominatore comune di tutti gli interventi, purtroppo, la bruttezza delle slide, piene zeppe di di testo, grafici e immagini, rese illeggibili dal proiettore e dalla distanza. Come direbbero su twitter slide = #epicfail

Degno di nota l’intervento di Riccardo Trichilo di Beretta, che verso le 14:30 ci risveglia dalla pennichella pomeridiana. Beretta sta sviluppando in un progetto congiunto con l’università  un sistema che permette di connettere tramite protocolli opportunamente ridisegnati i componenti di una squadra di soccorso, i loro attrezzi, le loro armi, i loro indumenti e la centrale. Scenari da film che stanno prendendo forma grazie anche a un bando ministeriale che finanzia progetti innovativi. L’internet of things è anche questo. Ammetto di aver mollato dopo il primo intervento dell’ultima sessione, “Cloud & Web Security”. Antonio Forzieri di Symantec parlava di cyber crime e fatturati astronomici. Intervento tutto sommato interessante, forse un po’ troppo alla ricerca del botto. Che dire, non ho partecipato alla sessione finale, la tavola rotonda fra imprenditori, ma stando a quanto ho letto non mi è sembrata fra le più entusiasmanti. Un’uscita su tutte: “Il cloud per noi non è un’opportunità”.
Una nota sui partecipanti:  troppi capelli grigi in sala. Questo significa che il manager (quale posto migliore per trovarli se non quì), o più in generale chi decide è mediamente “vecchio”.
L’impressione è stata quella di un background che manca, un po’ come se l’esperienza digitale(&sociale) dovesse ancora arrivare ai piani alti.  Tutto sommato un’esperienza da ripetere, se non altro per mantenere vivo il dibattito sul territorio. E chissà se il prossimo anno riserverà all’iniziativa un taglio un po’ più “2.0”.
Per chi volesse approfondire, eccovi l’articolo di Giovanni Armanini sul Bresciaoggi (1 e 2) e una serie di interessanti riflessioni sul suo blog personale.

[ok, su questo evento mi sono dilungato un po’ troppo, ma certe cose andavano raccontate..]

Salone dei Cinquecento - Palazzo Vecchio - Firenze

Il giorno successivo, sabato 12, con gruppetto di persone di Brescia sono andato al TedX di Firenze, un evento legato dal noto format internazionale Ted – Ideas Worth Spreading. Due grandi tematiche: l’innovazione e l’ottimismo. Una serie di interventi di 18 minuti l’uno (in verità alcuni anche meno) in cui gli speaker raccontavano la loro storia, un loro progetto o semplicemente il loro modo di vedere le cose, con lo scopo ci infondere passione e ottimismo al pubblico in sala. Alcuni ci sono riusciti. Dopo una partenza in salita con interventi non troppo coinvolgenti, la seconda parte ha convinto molto di più. Speaker d’eccezione Lorenzo Cherubini e Matteo Renzi. Vi consiglio il sito ufficiale, autentica fonte di ispirazione.
Nota: ottime tagliatelle al ragù di coniglio – mercato centrale di Firenze.

Digital Accademia

Il mercoledì della settimana successiva siamo stati a Roncade (Treviso) in un cascinale ristrutturato e adibito a luogo di formazione. Si chiama Digital Accademia, un “digital culture hotspot”  immerso nelle campagne Trevigiane dove si organizzano eventi formativi su tematiche legate al mondo dell’ICT in senso ampio. Io e Riccardo abbiamo tenuto un talk all’interno del workshop del 16 e 17 novembre dedicato al mobile e i suoi strumenti. Il titolo era “Mobile: le opportunità di una tecnologia vicina” (slides).

Digital Accademia

Il giorno sucessivo abbiamo visitato H-Farm, distante poche centinaia di metri, una realtà a dir poco esaltante, un campus, un incubatore  di startup, un posto in cui puoi dare forma alle idee di valore. Cascinali recuperati trasformati in open space in cui puoi vedere i loghi delle startup più citate del momento, prati ben tenuti e costruzioni di legno in cui le società si trasferiscono man mano , dopo la fase di startup, secondo un modello ben preciso. Una realtà più unica che rara, perlomeno in Italia, che esiste grazie alla lungimiranza di imprenditori locali e fondi di investimento.

H-Farm

Dopo quei due giorni ho avuto l’ennesima conferma che anche l’ambiente gioca la sua parte. Lavorare in una location stimolante fa la differenza.

La sera stessa da Mestre prendo un treno per Firenze.
Lì, il giorno successivo, abbiamo partecipato allo UX Camp di Firenze.

Mi trovo con Paolo, compagno di mille conference. Quella notte dormiamo dall’affittacamere “Silvana”, in una squallida camera anni ’70 con wifi incorporato (probabilmente del vicino – grazie WPA Tester).
Pur non lavorando nel campo dell’ UX design mi sembrava interessante vedere un evento di designer e cercare di capire le problematiche legate a questo mondo, le sfide e le opportunità future. Ospitato nella storica sede di Dada, pionieri del web italiano, l’evento era a tutti gli effetti un barcamp, con talk proposti al momento dai partecipanti.

UX Camp - Firenze

Da segnalare gli interventi di Nicolò Volpato “Visual design emozione ed esperienza”, di Andrea Giannangelo -fondatore di Iubenda- e quello di Matteo Collina che ha raccontato la sua esperienza all’EU-Hackathon sugli Open Data dove, con un gruppo di altri quattro sviluppatori, ha conquistato il terzo posto con la loro applicazione “Sharpnod.es”.
A chiudere la giornata un lavoro a gruppi che aveva lo scopo di analizzare le criticità del sito di Trenitalia e proporre nuove soluzioni (principalmente legate al design delle interfacce). Una bella esperienza dove ho potuto vedere veri team di UX designer all’opera. Per la cronaca tutti concordavano sul pessimo sistema di prenotazione di Trenitalia e sulla peculiarità di quel sito di non riuscire a veicolare efficacemente le uniche informazioni che servono davvero.

Ore 19:00, saluti di rito. Stazione, Frecciarossa, Brescia. Ora per qualche giorno resto a casa.

Cosa ho imparato allo startup weekend di Brescia

Lo scorso weekend ho partecipato alla startup weekend di Brescia, un format internazionale oramai collaudato che riunisce per tre giorni sviluppatori, grafici, esperti di marketing, digital strategist e semplici appassionati di tecnologia. 54 ore, 30 idee, 10 progetti selezionati e poco più di un centinaio di partecipanti.
Il progetto che abbiamo presentato nasce dalle ceneri di un’idea di Paolo, Alfredo e del sottoscritto. Qualche settimana prima infatti avevamo partecipato all’hackathon dell’Over the Air durante il quale abbiamo avuto modo di convincerci della validità dell’idea. Una volta iscritti allo startup weekend ci è venuto praticamente naturale ripartire da lì e cercare di dargli una forma durante la tre giorni bresciana. Mobopoly, così si chiama, è un’applicazione mobile che ti permette di sfidare i tuoi amici dove e quando vuoi muovendoti per la città e acquistando luoghi pubblici, piazze e palazzi. Partendo dal concetto di proprietà di un luogo fisico nel mondo reale, abbiamo declinato in versione “mobile” i meccanismi di engagement dell’utente che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione. Sono davvero contento e soddisfatto per i feedback ottenuti durante e dopo l’evento. La giuria, composta da industriali, dirigenti e rappresentanti di venture capital ha decretato vincitore della tre giorni l’idea di Basili.co, tipsTo.me, un servizio che permette di prendere decisioni in base ai pareri delle persone di cui ti fidi di più. Secondo e terzo posto rispettivamente per Mioquartiere.it e Peppertweet (dei mitici webdebresa guys).

Ma veniamo a noi: il gruppo di lavoro era composto da figure dal background eterogeneo ma provvidenzialmente complementari fra loro. Lo ammetto, la mia idea iniziale era di trasformarmi in un nerd per 54 ore di fila e scrivere codice fino a produrre una demo funzionante di tutto il gioco. Poi mi sono reso conto che non era l’approccio giusto. Nel corso di quelle due giornate ho capito quanto sia veramente importante e decisiva una buona analisi del mercato e dei competitors: le fonti, i numeri e i meccanismi e le cifre. Ho imparato su cosa basare un business plan e come tentare di “far quadrare” i conti grazie a Leonardo Amigoni, Pietro Atzeni e Marco Buzzo. Ho imparato che in una giornata si può produrre una quantità enorme di grafica -grafica di qualità- grazie ad Antonella Sinigaglia. Grazie a Bianca Ferrari, dalla quale ho imparato un sacco di cose su tematiche come il valore per l’utente, le modalità di user acquisition, di user growth e di user engagement.  Grazie a Paolo Bettoncelli per le idee sull’interfaccia, le mappe e le dinamiche di gioco.
Ma la cosa più importante è che sono certo che , se non fossimo stati lì, all’interno di un contest, a fare gruppo, lavorando assieme per lo stesso obiettivo, probabilmente avrei “assorbito” meno della metà di quanto ho imparato in quei tre giorni. Sono convinto che, in termini d’apprendimento, un’esperienza simile valga come un mese normale di lavoro.
Più di una persona ci ha chiesto se avremmo portato avanti il progetto. Noi ce la metteremo tutta, e se la congiunzione astrale Giove Saturno giocherà a nostro favore, magari fra qualche mese scriveremo un post dove annunciamo la beta del progetto.

Per chi volesse, ecco una serie di articoli sul Corriere della Sera (1 e 2), su Bresciaoggi e Giornale di Brescia.

Infine, un ringraziamento agli organizzatori (Talentgarden.it) e alla location che ha ospitato l’intero evento (Castello Malvezzi).
Complimenti a tutti!
Alla prossima!